Tudor Black Bay Pro: è solo un déjà-vu?

Tudor lo ha rifatto, e il Black Bay Pro bianco divide la community, come un panettone e Ferragosto.
Ancora una volta il brand “cugino” di Rolex si è presentato sul mercato con un orologio capace di far impazzire gli appassionati. Ma stavolta non tanto per l’entusiasmo (ma anche sì) quanto per il dibattito acceso che ha generato. Il Tudor Black Bay Pro è uno di quei modelli che o ami o guardi con sospetto, chiedendoti: “Ma era davvero necessario?”.

Perché sì, è un bel pezzo, con tutto quello che si può chiedere a un orologio sportivo moderno. Movimento di manifattura, look amarcord, robustezza e un prezzo che – rispetto ai soliti listini da capogiro – sembra quasi “umano”. E addirittura già si trova a listino! Ma c’è un piccolo problema: somiglia dannatamente tanto a un’altra leggenda, l’Explorer II 1655 di Rolex, meglio noto come “Freccione”, o magari “Steeve McQueen” tra i collezionisti più affezionati.

E allora la domanda sorge spontanea: Tudor ha tirato fuori un grande orologio o ci sta semplicemente riproponendo l’ennesima minestra riscaldata?
Andiamo con ordine.
Un tuffo nel passato… firmato Rolex
Mettiamolo subito in chiaro: ispirarsi ai grandi classici dell’orologeria non è un reato. Anzi, lo fanno praticamente tutti. A maggior ragione se parliamo del “proprio” passato. Il problema sorge quando quell’ispirazione sembra più una fotocopia che una reinterpretazione. Ed è esattamente questo che in molti hanno pensato quando Tudor ha tolto il velo dal Black Bay Pro, ormai tre anni fa, quello con quadrante nero.

Lunetta fissa in acciaio satinato con scala 24 ore e grafica Roleex, freccione GMT arancione bello cicciotto, cassa da 39mm che richiama le dimensioni più compatte del passato… insomma, il paragone con l’Explorer II degli anni ’70 è inevitabile. E diciamolo: Tudor lo sapeva benissimo quando ha progettato questo orologio.
Ma attenzione: sarebbe riduttivo fermarsi alle somiglianze. Il Black Bay Pro ha delle carte sue da giocare, e non sono nemmeno poche.

Cosa offre davvero il Black Bay Pro?
Partiamo dal quadrante. Tudor lo definisce “bianco opale”, una scelta che lo differenzia dal bianco più acceso e lucido tipico di certi Rolex. La texture opaca dona profondità e un effetto visivo più morbido, quasi caldo. Gli indici sono applicati e riempiti di materiale luminescente ceramico. Il quadrante è bombato, ben lavorato, diverso dal solito insomma.
E poi ci sono le famose lancette snowflake, marchio di fabbrica di Tudor sin dagli anni ’60. Quelle spigolature che tanto dividono (o le ami o le odi) danno al Black Bay Pro una personalità precisa, che lo distanzia dall’estetica più sobria e rassicurante di Rolex.
A completare il pacchetto, c’è un vetro zaffiro bombato che richiama le vecchie plastiche dei tempi andati, ma con tutta la resistenza del materiale moderno. Il risultato? Un orologio che riesce a mescolare passato e presente in modo credibile, pur restando sotto l’ombra ingombrante del fratellone di Ginevra.
Anche sotto il cofano il Black Bay Pro non delude affatto. A muovere le sue lancette troviamo il calibro di manifattura MT5652, certificato COSC, con spirale in silicio (sì, silicio, è progresso tecnologico questo, piaccia o meno) e ben 70 ore di riserva di carica. Un movimento robusto, preciso e pensato per durare nel tempo, sviluppato da Tudor con la collaborazione di Kenissi, manifattura fondata da Tudor, tanto per essere precisi.

Questo significa che, a differenza del passato, quando Tudor pescava movimenti da fornitori terzi per mantenere bassi i costi, oggi l’autonomia tecnica del brand è una realtà consolidata. E il Black Bay Pro ne è la dimostrazione.
Il prezzo?
E qui arriviamo al nodo cruciale: il prezzo. Perché se un Rolex Explorer II può facilmente superare i 10.000 euro nel mercato secondario (quando va bene), e le liste di attesa per un modello nuovo, anche se il mercato sta cambiando, rimangono una dura realtà, il Tudor Black Bay Pro si presenta come un’alternativa concreta. Con un prezzo di listino intorno ai 4.000 euro, offre un’estetica simile, una qualità costruttiva elevata, un movimento di tutto rispetto e anche un blasone che piace.
Insomma, per chi sogna un look vintage, una lancetta GMT e la solidità di un marchio blasonato, il Black Bay Pro si fa apprezzare e soprattutto in questa versione bianca diventa difficile resistere.
Eppure, qui scatta la riflessione più profonda.
Tudor, negli ultimi dieci anni, ha fatto uno sforzo gigantesco per scrollarsi di dosso l’etichetta di “Rolex dei poveri”. Con il lancio della linea Black Bay nel 2012 e l’introduzione dei movimenti di manifattura a partire dal 2015, il brand ha dimostrato di saper camminare sulle proprie gambe, proponendo orologi dal carattere forte e sempre più riconoscibile.

Pensiamo al Pelagos, un subacqueo in titanio super tecnico e senza fronzoli. O alle versioni bronze e ceramic del Black Bay, che hanno saputo conquistare il pubblico con materiali innovativi e scelte stilistiche audaci. Tudor si è ritagliata uno spazio suo, è innegabile, diventando qualcosa di più di una semplice “alternativa economica”.
Ecco perché l’arrivo del Black Bay Pro, nel 2025, forse lascia un po’ perplessi. Sembra quasi un ritorno alle origini, a quel periodo in cui Tudor viveva all’ombra di Rolex, replicando in chiave più abbordabile i modelli di Ginevra.

C’è però un’altra lettura possibile. Forse Tudor non è tornata indietro, ma ha semplicemente deciso di giocare su più fronti. Da una parte continua a innovare e a sperimentare con modelli come il Pelagos FXD, il nuovo Pelagos Ultra o le nuove iterazioni più tecniche del Black Bay 68. Dall’altra, continua ad accontentare chi desidera un tocco di vintage ispirato ai grandi miti del passato, o magari semplicemente chi desidera un design professionale in stile Rolex, al giusto prezzo, ma giocando il campionato dell’orologeria svizzera piuttosto che accontentarsi del solito homage.
Era davvero necessario?
Torniamo alla domanda iniziale. Era necessario? La risposta, come spesso accade, è: NON LO SO.
Per chi cerca un GMT solido, ben fatto e dal fascino vintage, senza dover affrontare le follie del mercato del secondo polso o le infinite liste d’attesa Rolex, la risposta è un sì convinto.
Per chi, invece, aveva visto in Tudor un marchio ormai capace di liberarsi del “complesso del fratello maggiore”, forse questo Black Bay Pro suona come un piccolo passo falso. Un orologio che guarda troppo indietro, invece di proiettarsi nel futuro con la stessa audacia che ha contraddistinto gli ultimi anni del brand.

Quello che appare chiaro è che il Tudor Black Bay Pro è un orologio che non lascia indifferenti, neppure nella nostra redazione. Che lo si veda come un bellissimo orologio o solo come un’operazione nostalgia un po’ ruffiana, resta il fatto che Tudor ha messo sul piatto un prodotto solido, bello da vedere e soprattutto con dei contenuti.
Alla fine, a decidere sarà sempre e solo il polso di chi lo indossa.

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