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Oltre il Quadrante: l’evoluzione del Bracciale in orologeria

Forse non è più un semplice accessorio funzionale, deputato a completare l’orologio, perché il bracciale definisce oggi il carattere di un segnatempo tanto quanto la sua cassa o il suo movimento
Maggio 9, 2025 – Alessandro Toc

Ebbene sì, bracciali. Un componente un tempo considerato secondario, il bracciale, è emerso invece come uno dei protagonisti indiscussi di questa tanto chiacchierata Watche&Wonders 2025, diventando terreno fertile per l’innovazione e l’espressione stilistica più o meno contemporanea.

Forse non è più un semplice accessorio funzionale, deputato a completare l’orologio, perché il bracciale definisce oggi il carattere di un segnatempo tanto quanto la sua cassa o il suo movimento, incarnando un punto di convergenza tra estetica, materialità, comfort ed eccellenza ingegneristica. Non è un caso che proprio Rolex, da sempre apri pista e spartiacque del design – quantomeno nell’orologeria sportiva – questa volta abbia deciso di “rincorrere” le concorrenti buttandosi nel già saturo mondo dei bracciali integrati. Esatto, forse non è il nuovo Land-Dweller che ha fatto discutere, e forse neppure il nuovo calibro con scappamento Dynapulse: forse, ciò che ha fatto veramente discutere, è stato il bracciale integrato. Ci risiamo.

Ma anche altre creazioni, come il bracciale Settimo di Rolex

o il Milanese in oro di Jaeger-LeCoultre

accanto al lavoro di Grand Seiko, Tudor e TAG Heuer, e all’attuale ruolo pionieristico dei microbrand, testimoniano questa ridefinizione dell’orologeria.

Da semplice acessorio a elemento irrinunciabile

La storia del bracciale metallico è indissolubilmente legata all’evoluzione dell’orologio da polso. Prima della sua affermazione, l’orologio da tasca, assicurato a catene spesso preziose, era la norma.

La transizione verso l’orologio da polso, spinta da esigenze militari durante il primo Novecento, vide inizialmente l’uso di cinturini in pelle o tessuto. Curiosamente, gli orologi da polso femminili con bracciali metallici preziosi esistevano già, ma erano concepiti come meri gioielli.

L’ascesa del bracciale metallico per uomo si consolidò nel secondo dopoguerra, con l’acciaio inossidabile che guadagnò popolarità per la sua robustezza e versatilità. Aziende specializzate come Gay Frères furono cruciali, padroneggiando la complessa lavorazione dell’acciaio e fornendo marchi prestigiosi. Design iconici emersero in questo periodo: il Bonklip (anni ’30)

noto per la sua precisa regolabilità e adottato dai piloti RAF; l’Oyster di Rolex (brevettato proprio da Gay Frères nel 1947), un archetipo a tre maglie di robustezza ed eleganza; il Jubilee di Rolex (1945)

a cinque maglie, rinomato per comfort e raffinatezza; e il Milanese, una fitta trama metallica flessibile e confortevole, con radici antiche ma popolarizzato nel XX secolo. Design che hanno fatto storia, quella vera, e la cui longevità testimonia la loro forza, il loro prestigio.

Non solo acciaio

Oggi il bracciale è la vera dichiarazione estetica. È lui a rendere potenti orologi che, paradossalmente, già conoscevamo ampiamente. Il Rolex Settimo in oro giallo 18k, con le sue sette file di maglie lucidate, trasforma il Perpetual 1908 in un gioiello. Il Reverso di Jaeger-LeCoultre con bracciale Milanese in oro rosa 18k emana un glamour vintage e prezioso. La scelta dei materiali è strategica: l’Honeygold proprietario di A. Lange & Söhne per l’Odysseus

comunica esclusività e maestria; il titanio del Lange Odysseus, del Grand Seiko SLGB003, del Tudor Pelagos Ultra e del Bulgari Octo Finissimo offre leggerezza e resistenza, ma anche carattere sportivo; la ceramica del Formex Essence Ceramica con chiusura a farfalla e micro-regolazione garantisce resistenza ai graffi e una ricercatezza tecnica ed estetica.

L’ergonomia e la praticità sono diventate prioritarie. Il fermaglio del Tudor Pelagos Ultra è un capolavoro di ingegneria in titanio, con sistema T-Fit

indicatore luminescente, estensione a molla automatica e sicura. Il Grand Seiko SLGB003 introduce un nuovo fermaglio in titanio con micro-regolazione a tre scatti, rispondendo alle richieste degli appassionati. L’A. Lange & Söhne Odysseus integra una micro-regolazione di 7mm azionabile tramite un pulsante nascosto nel logo, anche a fermaglio chiuso: comodissimo! Al contrario, il nuovo sistema di maglie a cambio rapido del TAG Heuer Carrera, pur innovativo per la regolazione della lunghezza, pecca per l’assenza di micro-regolazione nel fermaglio. I sistemi di sgancio rapido per cinturini e bracciali, che aumentano la versatilità, sono sempre più diffusi, anche tra le maison più classiche ancorate al passato e alla propria identità. Non nascondo che mi lasciò stupito vedere proprio sul Reverso, icona del classicismo più radicale, lo sgancio rapido su cinturini in struzzo che – forse – nessuno aveva mai avuto la necessità di cambiare. Non al volo, almeno.

Ma nessuna innovazione ha impattato il comfort quotidiano quanto i sistemi di micro-regolazione, essenziali per adattare il bracciale alle fluttuazioni del polso, specialmente in estate. L’evoluzione è passata dai fori delle clasp, limitanti anche per la necessità di utilizzare attrezzi che non c’è modo di tenere sempre con sé, a sistemi pratici e veloci. È vero, l’integrazione di questi sistemi spesso ha impattato sulle dimensioni delle clasp, ma anche qui la tecnologia sta facendo e le idee innovative stanno cambiando nuovamente le regole del gioco.

Basti vedere come i “vecchi” sistemi come l’estensione a maglia pieghevole(ad esempio Rolex Easylink) stiano pian paino lasciando posto a idee più efficaci come la chiusura Tudor T-Fit, che integra una piccola cremagliera (idea mutuata dal primo Rolex Submariner in ceramica ma migliorata notevolmente), o come i sistemi a cricchetto, tra cui quelli brevettati da Formex, che ha addirittura integrato la microregolazione anche nelle chiusure in carbonio per i cinturini.

Il contributo dei Microbrand

I microbrand agiscono spesso da catalizzatori di innovazione funzionale, rispondendo agilmente alle richieste della community. Formex è esemplare, con sistemi di micro-regolazione diversificati (estensione da 4mm in acciaio, deployante in carbonio con regolazione graduale da 7mm, primo fermaglio al mondo interamente in ceramica con micro-regolazione)

sistemi di sgancio rapido universali e il brevettato sistema di sospensione della cassa. Altri microbrand come NodusMonta (nota per l’alta qualità generale), Lorier (comfort e articolazione), Christopher Ward (ottimo rapporto qualità/prezzo per funzionalità) e Atelier Wen (materiali e finiture di pregio) hanno introdotto fermagli micro-regolabili, design confortevoli e materiali innovativi, spesso a prezzi accessibili, spingendo l’intero settore verso standard più elevati.

Ma l’importanza dei nostri amati bracciali passa anche per l’Italia e l’italianissima, o meglio sarda, Ichnos, che ha addirittura rilevato il marchio Expandro assieme al suo lungo heritage per la realizzazione di bracciali proprietari.

Ma i bracciali spesso sono anche ingegneria.

La collezione Octo Finissimo di Bulgari, con i suoi record di sottigliezza, esemplifica come il bracciale sia una componente quasi architettonica, certamente cruciale. Il suo design integrato e sfaccettato, erede del DNA Genta, è essenziale per il profilo ultra-piatto. Le sfide ingegneristiche sono immense: maglie sottilissime (quelle dell’Ultra sono due volte più sottili del normale Octo Finissimo, già campione di sottigliezza), maestria nell’uso di titanio sabbiato, ceramica, carbonio, e metalli preziosi. In tutto questo, la chiusura a farfalla pieghevole è ingegnosamente integrata nelle ultime maglie per non aggiungere spessore, diventando parte del bracciale una volta chiusa: una soluzione ingegneristica eccezionale, dove l’estetica è intrinsecamente legata alla funzione estrema.

Insomma, il bracciale in orologeria (non a caso bracciale, e non cinturino) ha compiuto un percorso trasformativo, evolvendo da semplice utilità a componente complesso, accessorio prezioso ed esteticamente centrale. Oggi rappresenta un punto di convergenza tra design, scienza dei materiali, ergonomia e ingegneria di precisione e, forse, rappresenta anche un po’ la vera novità di in un mondo dell’orologeria troppo attaccato al proprio passato.

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