Seiko Prospex Speedtimer 2025: sei nuovi modelli tra vintage e sportività

Seiko ha arricchito la collezione Prospex Speedtimer con sei nuovi modelli, tre dei quali rendono omaggio al legame storico con Datsun, la casa automobilistica giapponese che nel 1969 lanciava la 240Z, un’auto sportiva accessibile ma dalle prestazioni convincenti. Lo stesso anno in cui Seiko presentava lo Speedtimer, primo cronografo automatico al mondo dotato sia di frizione verticale che di ruota a colonne. Una coincidenza che nel tempo si è trasformata in collaborazione: nel 1971, infatti, una Datsun 240Z sponsorizzata da Seiko vinceva l’East African Safari Rally, una delle gare più dure mai concepite, affrontando oltre 6.000 km di strade impervie.



Il legame tra i due marchi trova oggi una nuova espressione in tre edizioni limitate della linea Speedtimer, ciascuna caratterizzata da dettagli che richiamano il mondo delle corse e la mitica 240Z. In parallelo, Seiko ha lanciato altri tre modelli di produzione regolare, senza riferimenti automobilistici, ma con un’estetica che continua a ispirarsi agli anni ’70.




Il modello SPB517 è forse il più versatile del trio ispirato alla Datsun. Con un diametro di 39,5 mm e uno spessore di 12 mm, è indossabile anche da chi non ama orologi particolarmente imponenti. Il quadrante presenta dettagli rossi, blu e neri che richiamano la storica livrea della 240Z, mentre la lunetta interna girevole, con scala per il conto alla rovescia, aggiunge un tocco motorsport che resta discreto. Al suo interno lavora il movimento automatico Seiko 6R55, con una riserva di carica di 72 ore. L’impermeabilità arriva fino a 200 metri. Il fondello chiuso ospita il logo Datsun in versione anni ’70, mentre sul quadrante spicca una grafica vintage blu e rossa. Verrà prodotto in 2.500 esemplari, con un prezzo al pubblico di 1.250 euro. Anche chi di solito non è fan delle collaborazioni a doppio marchio potrebbe trovarlo interessante, perché il richiamo visivo al mondo rally è ben dosato e tutt’altro che invadente.




Più muscoloso l’SRQ057, cronografo automatico con movimento 8R48, lo stesso utilizzato nei modelli top di gamma della casa. È dotato di ruota a colonne, innesto verticale e scappamento costruito con tecnologia MEMS, a garanzia di affidabilità e precisione. Offre una riserva di carica di 45 ore. Il layout è a due contatori, con cronografi da 30 minuti e 12 ore, mentre i secondi continui si trovano a ore 3. Il diametro è di 42 mm, lo spessore di 14,6 mm, con una cassa che non passa certo inosservata. La lunetta tachimetrica esterna segna una prima volta per gli Speedtimer di fascia alta e ricalca il look del modello del 1969. Il quadrante presenta il logo Datsun in corsivo e numeri ispirati al cruscotto della 240Z, mentre il fondello è personalizzato. Solo 500 esemplari saranno prodotti, al prezzo di 3.500 euro. L’attenzione ai dettagli fa pensare che Seiko abbia davvero voluto parlare agli appassionati, e non semplicemente creare un’operazione nostalgia.


Per chi invece cerca un cronografo meno impegnativo, anche sul fronte manutenzione, l’SSC957 potrebbe essere l’opzione più sensata. Alimentato dal calibro solare V192, funziona per sei mesi con una carica completa grazie alla ricarica tramite quadrante. La cassa misura 41,4 mm per 13 mm di spessore. Visivamente risulta più moderno rispetto ai fratelli meccanici, anche per via del bracciale con maglie centrali in PVD scuro. Sul quadrante compare anche qui il logo Datsun, ma in modo più discreto, e il fondello è decorato con un’illustrazione della 240Z. Sarà prodotto in 4.000 pezzi e venduto a 1.050 euro. Magari il bracciale bicolore non piacerà a tutti, ma l’orologio ha una coerenza stilistica e funzionale che può piacere anche a chi non segue da vicino le corse automobilistiche.


Accanto ai tre modelli co-branded, Seiko propone anche tre nuovi Speedtimer di produzione regolare: SPB513, SPB515 e SRQ055. I primi due condividono le specifiche tecniche del modello SPB517, con movimento 6R55 e cassa da 39,5 mm per 12 mm di spessore, ma si distinguono per le colorazioni e il bracciale. SPB513 presenta un quadrante bianco-argento, SPB515 opta per il nero, entrambi con accenti arancioni che aggiungono un tocco anni ’70. Il bracciale ha un design vintage e il prezzo si ferma a 1.000 euro, rendendoli opzioni interessanti anche per chi cerca un orologio sportivo sotto quota mille.

Il modello SRQ055, invece, adotta lo stesso movimento cronografico 8R48 dell’SRQ057, ma rinuncia alla collaborazione con Datsun per un’estetica più sobria e monocromatica. Il quadrante è pulito, essenziale, senza riferimenti nostalgici. Disponibile con bracciale in acciaio, viene proposto a 2.800 euro. Una scelta perfetta per chi apprezza l’orologeria tecnica ma predilige linee pulite.

Quello tra Seiko e Datsun non è un co-branding casuale. Le radici comuni affondano nei tardi anni ’60, in un periodo in cui entrambi i marchi contribuivano a ridefinire l’identità tecnologica giapponese. Il fatto che il primo Speedtimer e la 240Z siano nati nello stesso anno non è solo un bel dettaglio storico, ma il segnale di una sinergia reale. L’aver scelto tre loghi Datsun diversi per ciascun orologio, ad esempio, non è solo una finezza estetica, ma una dimostrazione di attenzione al collezionista e alla narrazione storica.

Vale anche la pena ricordare la storia del marchio Datsun, che affonda le radici nel 1932, quando la DAT Jidosha Seizo (poi diventata Nissan) lanciò un nuovo modello chiamato “DATSON”, figlio del marchio “DAT” fondato da tre investitori le cui iniziali formavano proprio quell’acronimo. Il nome cambiò presto in “DATSUN”, poiché “son” in giapponese suona come “perdita”, mentre “sun” evoca luce e positività. Con la 240Z, lanciata nel 1969, Datsun conquistò prima il Giappone e poi il mercato nordamericano, imponendosi anche nelle competizioni rallystiche. Seiko, da parte sua, supportò queste attività fin dai primi anni ’70, condividendo uno stesso spirito di sfida e innovazione.
Oggi, questa eredità torna al polso sotto forma di orologi tecnici, ben costruiti e ricchi di personalità. Che si scelga uno dei modelli con DNA Datsun o una delle referenze standard, l’impressione è che Seiko stia gestendo il suo passato con coerenza e attenzione, senza eccessi, ma con quel pizzico di entusiasmo che, in fondo, fa ancora battere il cuore degli appassionati.

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