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E se l’orologeria non fosse più quella di una volta?

Un incontro ravvicinato del tipo che piace a noi: il colore!
Luglio 1, 2025 – Alessandro Toc

“Hai scoperto l’acqua calda”, direbbe qualcuno. L’orologeria sta cambiando e anche molto rapidamente. E se oggi non è più quella di una volta, anche l’anno scorso non era più quella di due anni fa.

È verissimo, ma se l’orologeria cambia, non si può dimenticare la tendenza contraria che vede invece tornare prepotentemente sul mercato modelli iconici dimenticati, linee heritage, loghi e stemmi di una volta.

Quello che però non può tornare, perché prima non c’era se non in minima parte, rappresentando quindi il vero cambiamento nell’orologeria, è lui: il colore.

Dimenticate la sobrietà e il rigore monocromatico. L’orologeria ha deciso da qualche anno di rompere gli schemi lasciando il posto a un’esplosione di colori vibranti, trasformando gli orologi in una tela vivace.

Ma quando nasce questa tendenza moderna? Io un’idea ce l’ho: tutto parte – timidamente – dal Rolex Submariner “Hulk”, referenza 116610LV, il Sub con lunetta e quadrante verde. Da lì in poi sempre più maison hanno osato, rischiato, sperimentato, e negli ultimi anni abbiamo assistito a un’apertura verso tonalità pastello di tutti i tipi, dal giallo limone al turchese “Tiffany”: tutti hanno messo a catalogo almeno un orologio colorato.

Questo cambio di rotta non è casuale. L’orologio, da strumento per misurare il tempo, è diventato sempre più un’affermazione di stile, un accessorio che riflette la personalità e lo stato d’animo di chi lo indossa. Ma la sfida per le case orologiere non è solo stilistica, ma anche tecnica. Realizzare quadranti con colori così vivaci e duraturi, mantenendo gli standard qualitativi elevatissimi dell’alta orologeria, richiede maestria e innovazione. Si fa sempre più ricorso alle affascinanti tecniche di smaltatura “Grand Feu”, che permettono di ottenere colori intensi e praticamente inalterabili nel tempo.

Alcuni brand scelgono altri materiali, come la ceramica, perfetta per le proprie caratteristiche di durabilità ma soprattutto di lucentezza. Il risultato è un connubio perfetto tra estetica e ingegneria, dove la vivacità del colore non compromette in alcun modo la sofisticatezza e la funzionalità dell’orologio.

Praticamente tutte le grandi maison si sono lanciate in questa tendenza. Rolex, da ultimo con i suoi Oyster Perpetual dai quadranti color pastello, che soppiantano i precedenti – per vero durati pochissimo a catalogo, rendendoli quasi mitologici – è stata una delle pioniere, contribuendo a sdoganare il colore e seguita a ruota da Tudor, con il suo approccio più contemporaneo e audace, che da ultimo ha proposto il Black Bay 54 nella tonalità “Lagoon Blue”. Omega non è rimasta a guardare, introducendo versioni colorate, praticamente sovrapponibili ai primi Oyster Perpetual, di modelli iconici come il Seamaster Aqua Terra, mentre Breitling ha esplorato nuove sfumature per i suoi Chronomat e Superocean.

L’elenco è lungo e in continua evoluzione, a dimostrazione che il colore non è più un tabù, ma una risorsa preziosa per esprimere la creatività e l’eccellenza, anche nell’alta orologeria. Non è un caso che la stessa Patek Philippe abbia declinato il proprio iconico Nautilus in varianti colorate e, naturalmente, rarissime e ambitissime.

Eppure, l’introduzione di questi colori ritengo non sia solo una questione estetica. Rappresenta un messaggio più profondo. Uno stato delle cose. Il dress code si è sciolto. I colori accesi e insoliti sono diventati mezzi per comunicare individualità o anche solo una disaffezione verso le convenzioni estetiche del passato. In un mondo in cui si cerca di “dire qualcosa” con ogni scelta visiva, anche un quadrante rosa shocking non è mai solo un vezzo. E i social, in questo caso, diventati ormai una vetrina dove mettere in mostra il proprio polso, giocano un ruolo fondamentale. L’algoritmo di Instagram, la cultura del feed, il gusto per l’impatto immediato: tutto spinge verso ciò che buca lo schermo. L’orologio deve essere fotogenico, e questo cambia le priorità del design. Un tempo, un orologio arancione era quasi “folcloristico” o relegato a contesti sportivi estremi. Oggi, l’ibridazione culturale e la forza visiva dei social media hanno reso accettabili, anzi desiderabili, accostamenti una volta considerati a dir poco improbabili. Si tratta anche di una strategia di sopravvivenza creativa in un mercato maturo, ma indubbiamente saturo.

Ma non sempre è così. Il colore, se ci fate caso, è anche un termometro dell’identità di un marchio. I brand che lo usano da sempre con consapevolezza e memoria storica (penso a H. Moser, a Nomos, a Doxa o a Formex) riescono a costruire un rapporto emotivo e non solo estetico con l’appassionato.

Insomma, l’uso del colore nell’orologeria non è una banalità, ma comunicazione, identità e marchio. L’importante è che non si trasformi, alla fin dei conti, in pura e banale moda, una mera scorciatoia, trasformando anche l’alta orologeria in fast fashion, perché può essere una trappola ma anche una necessaria rivoluzione.

Dipende tutto da come viene utilizzato. E da chi lo indossa!

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