Omega Speedmaster: Da Eroe Spaziale a Icona del Grande Schermo

Pochi oggetti di design industriale possono vantare una storia così leggendaria come l’Omega Speedmaster. Nato nel 1957 come cronografo da corsa (Speed-Master), il suo destino è stato invece scritto nello spazio. Essere il primo e unico orologio indossato sulla Luna gli ha conferito uno status mitico, un’eredità che Hollywood non ha potuto ignorare. Sul grande schermo, lo Speedmaster non è un semplice accessorio di scena, ma uno strumento narrativo, capace di ancorare un film all’autenticità storica.


Lo Speedmaster Secondo Hollywood
Il caso più emblematico è senza dubbio “Apollo 13” (1995). Il capolavoro di Ron Howard è un’ossessiva ricostruzione di una delle crisi più drammatiche e celebri della NASA. Al centro della narrazione, sia storica che cinematografica, c’è il ruolo cruciale dello Speedmaster. Quando i sistemi di bordo del modulo di comando Odissey vanno in tilt, l’equipaggio, interpretato magistralmente da Tom Hanks (Jim Lovell), Kevin Bacon (Jack Swigert) e Bill Paxton (Fred Haise), deve affidarsi agli strumenti analogici per sopravvivere. La scena clou, in cui l’orologio di Swigert viene utilizzato per cronometrare i 14 secondi di accensione del motore del modulo lunare Aquarius – una manovra vitale per correggere la traiettoria di rientro –, non è solo un momento di altissima tensione cinematografica, ma la fedele rappresentazione di un fatto storico.

Ron Howard, noto per il suo perfezionismo, insistette affinché ogni dettaglio fosse corretto. Gli attori indossano infatti lo Speedmaster Professional referenza 145.012, lo stesso modello vintage utilizzato dagli astronauti veri. E nel film, l’orologio non è solo presente, è uno dei protagonisti. È la prova tangibile che in un’era di computer e tecnologia avanzata, l’affidabilità di un cronografo meccanico poteva fare la differenza tra la vita e la morte.


Più di vent’anni dopo, al cinema arriva il magnifico “First Man – Il primo uomo” (2018). Il film di Damien Chazelle offre un ritratto intimo e viscerale di Neil Armstrong, interpretato da Ryan Gosling. Per garantire la massima fedeltà storica, la produzione ha collaborato strettamente con Omega. Nel film compaiono infatti due referenze storicamente accurate dello Speedmaster. Durante le fasi di addestramento e nelle missioni del programma Gemini, Gosling indossa la referenza 105.003, il modello esatto che la NASA testò e qualificò per il volo spaziale. Per la storica missione Apollo 11, invece, gli attori indossano la referenza 105.012, il “Moonwatch” per antonomasia. Questa attenzione al dettaglio, che si estende anche agli orologi da polso Omega indossati nella vita di tutti i giorni e ai cronometri utilizzati dagli ingegneri a Houston, dimostra come lo Speedmaster sia diventato uno dei veri protagonisti dell’era spaziale.

Anche il mondo della fantascienza rende omaggio a questa icona. In “Gravity” (2013), George Clooney interpreta l’astronauta veterano Matt Kowalski. Attaccato alla sua tuta spaziale, si vede chiaramente uno Speedmaster Professional. La scelta ha un doppio significato: non solo è un nobile cenno al cementato ruolo dello Speed nello spazio, ma in realtà è anche un richiamo alla partnership tra Clooney e Omega.


Persino in un film horror-fantascientifico come “Event Horizon” (1997), una delle prime inquadrature mostra uno Speedmaster che fluttua in assenza di gravità all’interno dell’astronave abbandonata. È un dettaglio sottile ma potente: anche in un futuro distopico del 2047, lo Speedmaster è ancora l’orologio indissolubilmente legato all’esplorazione spaziale.

Più di recente, in “Moonfall” (2022), l’astronauta interpretato da Patrick Wilson si affida a un moderno Speedmaster Moonwatch con calibro 3861, a conferma di come l’orologio continui a essere il simbolo indiscusso dell’eroe spaziale, anche di fronte a catastrofi fantascientifiche.
Oltre l’Orbita: Un Simbolo di Carattere
Se nei film a tema spaziale lo Speedmaster è una necessità storica, in altri generi la sua presenza è una scelta stilistica e narrativa deliberata, utilizzata per scolpire la personalità di un personaggio. Indossare uno Speedmaster comunica una serie di tratti: affidabilità, un apprezzamento per la storia, un senso di avventura e una raffinatezza senza ostentazione.

Ne è un esempio perfetto “The American” (2010). George Clooney interpreta Jack, un sicario metodico e tormentato che cerca di lasciarsi alle spalle il suo passato. Per gran parte del film, al suo polso spicca un classico Speedmaster Professional su cinturino in pelle. L’orologio è spesso in primo piano, un compagno silenzioso della sua esistenza solitaria. Qui, lo Speedmaster non è legato allo spazio, ma alle sue origini di “tool watch”: uno strumento robusto, funzionale e senza fronzoli.

Un’altra apparizione significativa avviene nel thriller di spionaggio “La Talpa” (Tinker Tailor Soldier Spy, 2011). Ambientato nel cuore della Guerra Fredda, il film è un labirinto di sospetti e tradimenti in un mondo analogico e polveroso. Il personaggio di Ricki Tarr, un agente sul campo interpretato da Tom Hardy, indossa proprio uno Speedmaster Professional. In un ambiente dominato da figure dell’establishment britannico più anziane e tradizionaliste, lo Speedmaster di Tarr lo distingue. È un orologio moderno per l’epoca, tecnico, legato all’avanguardia tecnologica americana di quegli anni.
Queste apparizioni, e tantissime altre anche più risalenti nel teempo (The Deadly Affair del 1967, Marooned del 1969, The Right Stuff del 1983 e così via, sino ad oggi) dimostrano l’enorme impatto culturale dello Speedmaster. È un orologio che, da solo, è in grado di raccontare una storia. La sua presenza può suggerire un passato da pilota, un interesse per l’ingegneria o semplicemente un gusto per gli oggetti iconici che hanno superato la prova del tempo.
L’Omega Speedmaster è un simbolo riconosciuto a livello globale: racconta una storia, guadagnandosi un posto immortale non solo nella storia dell’orologeria, ma anche in quella del cinema.

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