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SpaceOne WorldTimer: l’ora mondiale, ripensata dal futuro

Un WorldTimer che dice addio alle lancette e punta tutto su dischi, ergonomia e un modulo proprietario sviluppato a Parigi.
Giugno 24, 2025 – Matteo Serpellini

SpaceOne torna a far parlare di sé con il lancio del suo terzo orologio, lo SpaceOne WorldTimer. Dopo lo Jumping Hour del 2023 e il Tellurium del 2024, il marchio continua a sviluppare una propria identità, fatta di complicazioni originali e design fuori dal comune. Il nuovo modello abbandona qualsiasi approccio classico e propone una lettura dell’ora mondiale che sembra arrivare da un futuro non troppo distante – o almeno da una buona serie di fantascienza.

Il progetto nasce ancora una volta dalla collaborazione tra Guillaume Laidet, imprenditore già dietro il rilancio di Nivada Grenchen, e l’orologiaio indipendente Théo Auffret. Insieme portano avanti un’idea precisa: prendere complicazioni note e rimetterle in discussione, sia sul piano tecnico sia su quello estetico. E in effetti, lo SpaceOne WorldTimer non assomiglia a nulla che si veda oggi sul mercato.

Il design, firmato da Olivier Gamiette, punta tutto su un immaginario ispirato alle astronavi, dove però ogni scelta formale è al servizio della funzione. Il risultato è una cassa in titanio grado 5 che riesce a essere leggera, comoda e visivamente sorprendente. Le dimensioni sono importanti – 52,7 mm di larghezza con corona e 15,88 mm di spessore – ma la lunghezza contenuta (41,9 mm) e la forma ergonomica aiutano molto nella vestibilità. La cassa è proposta in tre versioni: titanio naturale, oppure con rivestimento PVD nero o blu. Le finiture lucide, sabbiate e spazzolate giocano tra loro per evidenziare le superfici e dare ritmo al design.

L’impermeabilità è di 30 metri, più che sufficiente per le attività quotidiane, ma non esattamente pensata per le immersioni… spaziali. Il vero punto forte, però, è il quadrante, se così possiamo chiamarlo: qui non ci sono lancette, ma dischi che si occupano di tutto. Le ore si leggono a ore 6 tramite un disco da 12 ore; i minuti sono visibili in una finestra a ore 3, accanto a un disco dei secondi continui. A ore 9, invece, un sistema coassiale mostra l’ora delle 24 città di riferimento. Una visualizzazione alternativa, che all’inizio può sorprendere ma risulta poi piuttosto intuitiva.

La corona ha tre posizioni e permette di gestire carica, regolazione dell’ora e selezione della città di riferimento. Anche qui, l’approccio è volutamente non convenzionale, ma pensato per essere funzionale. Il movimento che anima l’orologio è il Soprod P024, automatico, 28.800 alternanze/ora e una riserva di carica di 38 ore. Ma il valore aggiunto è il modulo WorldTimer, sviluppato internamente da Auffret e assemblato a Parigi. Una complicazione “di casa”, che si innesta su una base svizzera, e che valorizza il movimento e sottolinea il contributo distintivo di Auffret nel progetto.

A completare il tutto c’è un cinturino da 22 mm (che si restringe a 18 mm) disponibile in gomma o tessuto, con fibbia ad ardiglione. L’orologio sarà prodotto in edizione limitata a 600 pezzi. Il prezzo è di 3.294 euro. Una cifra non esattamente entry-level, ma giustificata dal lavoro tecnico e dallo sviluppo di un modulo proprietario non banale. Se cercate qualcosa che sembri uscito da una stazione orbitante ma funzioni con la precisione di un laboratorio svizzero, questo potrebbe essere l’orologio giusto.

E voi che ne pensate dello SpaceOne WorldTimer?
Fatecelo sapere nei commenti qui sotto!

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