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Erling Haaland e Breitling: quando il tempo si piega a un cyborg norvegese

Dalla galassia del calcio a quella dell’orologeria: Erling Haaland firma una collezione spaziale con Breitling, tra meteoriti, design cosmico e una sorprendente passione per i dettagli.
Luglio 16, 2025 – Lorenzo Sana

Se qualcuno, cercando su Google “Erling Haaland”, inciampa tra le domande tipo “È un robot?”, non si stupisca. È legittimo. Lo è per chiunque abbia visto almeno cinque minuti di una partita del Manchester City in cui il norvegese decide, con chirurgica indifferenza, di distruggere ogni concetto di equilibrio sportivo. Ma non siamo qui per parlare di gol. O meglio, non solo. Siamo qui per parlare di orologi. E di come uno che sembra uscito da una fabbrica di Skynet abbia appena firmato una collaborazione con Breitling, la quale… guarda caso… produce strumenti pensati per misurare l’inimmaginabile: il tempo, lo spazio, e ora anche l’aura di Erling Haaland.

Breitling, che da sempre flirta con l’estetica aeronautica e l’ingegneria meccanica d’élite, ha appena svelato una nuova collezione Chronomat in edizione limitata, tutta dedicata a Haaland. Se vi aspettate un semplice cronografo con una firma stampata sul quadrante, potete pure fermarvi qui. Ma se invece vi incuriosisce sapere che il quadrante è stato scolpito da un meteorite vero (sì, uno caduto dallo spazio e non da un catalogo di design nordico), allora possiamo continuare.

Il meteorite in questione è il Muonionalusta, scoperto in Scandinavia nel 1906. Un nome impronunciabile, ma una scelta perfetta per chi, come Haaland, ha il dono di sembrare proveniente da un altro sistema solare. Del resto, lui stesso ha insistito per usare proprio questo materiale. Non diamogli torto: chi meglio di un alieno per maneggiare rocce cosmiche?

Sotto la superficie celestiale, i dettagli raccontano una storia più concreta. Il Chronomat Automatic GMT 40, per esempio, abbina acciaio inossidabile, platino e oro rosso, in un mix che suona quasi barocco per un tipo che passa il tempo libero… nei boschi. E no, non è una metafora new age: Haaland, quando non segna, taglia legna. Letteralmente.

C’è la lancetta dei secondi con le sue iniziali, il fondello inciso con il numero 9 e ovviamente una miniatura dell’esultanza a loto. Un gesto che, sul campo, incute timore; sull’orologio, un po’ meno, ma fa comunque la sua figura.

La versione B01 42, invece, è più per collezionisti danarosi e polsi muscolosi: cassa in oro rosso, fondello trasparente, e un calibro di manifattura con riserva di carica da 70 ore. Roba da veri intenditori. O da attaccanti che non vanno mai in panchina.

È interessante notare come Haaland non sia solo un testimonial passivo. Non è il solito calciatore che posa in abito gessato con l’aria di chi si chiede se ha chiuso il gas. Anzi, ha partecipato al design, ha scelto i materiali, ha persino raccontato della sua prima passione per gli orologi ai tempi della cresima. (Spoiler: era un Hugo Boss. Non giudicatelo. Aveva 13 anni.)

Poi, complice lo zio e la noia pandemica, è scattata la scintilla dell’orologeria vera. Ora, con Breitling, sembra voler mettere un primo chiodo in un futuro post-calcio che potrebbe anche includere un proprio brand. Ma per ora niente spoiler: “Non ci sto pensando”, dice. Il che, tradotto dal linguaggio dei calciatori, vuol dire: ci sta pensando eccome, ma ve lo dirà quando sarà milionario anche fuori dal campo.

C’è qualcosa di affascinante in questo contrasto: Haaland che veste orologi da 40 mila euro, ma che preferisce passare le vacanze nei boschi invece che a Mykonos. È una star planetaria con le abitudini di un eremita vichingo. E forse è proprio per questo che funziona. Lontano dagli eccessi, vicino alle radici. E con un polso che, come ammette lui stesso con autoironia, “si vede sempre” (colpa delle braccia chilometriche).

La nuova collezione Breitling x Haaland è bella, ambiziosa, un po’ sopra le righe ma mai pacchiana. È un’operazione pensata con cura, più vicina a un progetto di design che a una mera trovata pubblicitaria. Haaland non presta solo la faccia, ma anche la testa.

E il risultato tra meteoriti, platino e orologi che sembrano sopravvissuti a un viaggio interstellare è un buon esempio di come un brand possa lavorare con un atleta senza scadere nel banale.

Quindi no, forse Haaland non è (ancora) un robot. Ma se lo fosse, ora sapremmo almeno che ore sono nella sua dimensione. Spoiler: è sempre il momento di segnare.

E tu cosa ne pensi di questa nuova collezione Breitling x Haaland?
Faccelo sapere nei commenti!

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