Rolex è solo marketing? Ecco la verità che nessuno dice!

Rolex domina per stile e affidabilità, ma resta indietro nell’alta orologeria. Ecco cosa manca davvero alla casa coronata per osare tra i grandi.
Gli orologi Rolex sono ormai da tempo oggetti del desiderio, simboli di status e bellezza, ma per gli appassionati di alta orologeria restano, paradossalmente, una promessa incompiuta. I modelli sportivi sono costantemente esauriti, la domanda è alle stelle, ma chi cerca “grandi complicazioni” si ritrova a mani vuote.
Rolex non è famosa per la creazione di orologi complicati. Anzi, tutto l’opposto. Non troviamo nei suoi modelli attuali ripetizioni minuti, calendari perpetui, tourbillon, cronografi rattrappanti o complicazioni astronomiche. Il Daytona, celebrato in tutto il mondo, è un cronografo semplice, privo di raffinatezze tecniche come la funzione rattrappante o il fly-back. Quanto ai calendari, ci si ferma a quello annuale dello Sky-Dweller.


Questa però è una scelta deliberata della maison.
Rolex ha sempre investito in innovazione tecnica, puntando su robustezza, precisione e affidabilità. La sua reputazione si è costruita su fondamenta solide: la celebre cassa Oyster, la ricarica automatica Perpetual, le ghiere in ceramica. Miglioramenti per i modelli storici che sono in continua evoluzione, o miglioramenti che fanno la loro apparizione nelle nuove uscite, che comunque esteticamente riprendono gli stilemi e le forme storiche degli orologi coronati.


Queste innovazioni, pur fondamentali, non parlano l’affascinante lingua dell’alta orologeria. Piuttosto, confermano l’identità Rolex come marca pragmatica, concreta, quasi ingegneristica nella sua ossessione per la perfezione funzionale.
Eppure, qualche guizzo c’è stato. Il Deep Sea Challenge, ad esempio, ha dimostrato la superiorità di Rolex nel campo degli orologi subacquei, surclassando di fatto tutta la concorrenza. Un orologio a listino capace di resistere a 11.000 metri di profondità. Oppure lo straordinario movimento del nuovo Land Dweller, con il rivoluzionario scappamento Dynapulse, realizzato in silicio.


Ma non basta.
Il marchio continua a incarnare un’idea di lusso solido, durevole, quasi conservatore. Ciò che manca è una scintilla di audacia. Serve un modello che osi, anche nelle forme, e non importa se potrebbe essere divisivo, allontanandosi da quello a cui l’acquirente della casa coronata è abituato.
Serve un orologio “vetrina” che faccia fare il salto di qualità alla Rolex anche nel mondo dell’alta orologeria.
Vedere una Ferrari da F1 che vince il Gran Premio di Monza, rende ancora più attraente la percezione e l’immagine delle sue auto stradali.
Un simile orologio di punta — una “Supercar” da polso — migliorerebbe la percezione dell’intera produzione Rolex, ispirando rispetto non solo per la robustezza e la precisione, ma anche per l’audacia, la sperimentazione e l’estro creativo.
Sembra, invece, che la Rolex preferisca rimanere legata al proprio heritage di solidità e precisione quasi avesse le mani legate. Una realtà, però, che stride con l’immagine di lusso che ha oggi la maison.
Le altre case orologiere, anche quelle con una grande tradizione, lo hanno capito da tempo.


Audemars Piguet ha lanciato il Royal Oak Concept, una versione futuristica del Royal Oak con forme moderne, su cui sperimentare e stupire.
Un orologio libero, una tela bianca per il miglior pittore.


Zenith propone il Defy Zero G, vera e propria alta orologeria con tourbillon a più assi e addirittura lo scappamento su un giroscopio.


Omega ha impreziosito la sua proposta con un De Ville dotato di un sorprendente Tourbillon centrale.


Hublot fa del suo Big Bang un vero e proprio parco giochi orologiero.


Bulgari osa con l’Octo Finissimo, non solo super sottile ma anche proposto con grandi complicazioni.


Tag Heuer si dedica ai complicati cronografi rattrappanti sul suo Monaco.


IWC reinventa il Portugieser con un calendario eterno capace di vincere il prestigioso GPHG.
E poi ci sono i mostri sacri dell’alta orologeria.


Vacheron Constantin con Le Cabinotier, il dipartimento dedicato ai modelli unici della maison, ha a listino l’orologio da polso e quello da tasca più complicati al mondo. Il Solaria Ultra Gran Complication con 41 complicazioni e 5 funzioni astronomiche, e il Barkley Gran Conplication con ben 63 complicazioni.


Patek Philippe non è solo Nautilus. La linea Gran Complication lo dimostra appieno con lo spettacolare Grandmaster Chime con cassa reversibile a doppio quadrante e 20 complicazioni di cui 5 acustiche.


Jaeger LeCoultre, l’orologiaio degli orologiai, stupisce con i suoi modelli Hybris Mechanica, tra cui spicca l’incredibile Reverso a 4 facce, con grandi complicazioni racchiuse in un orologio di dimensioni contenute.
Questi sono tutti esempi di libertà di pensiero, di creatività e di innovazione orologiera.
Se Rolex vuole davvero entrare nell’Olimpo dell’orologeria, e non solo per vendite, profitti e desiderabilità, prima o poi dovrà entrare in gioco.
E quando lo farà, sarà un evento epocale.

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